ecce
homo
di e con Lucilla Giagnoni
Collaborazione al testo Maria Rosa Pantè
Musiche Paolo Pizzimenti
Luci e scene Massimo Violato
Assistente alla messinscena Daniela Falconi
Organizzazione Elisa Zanino
Produzione: Fondazione Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Bresciano
“Ecco l’Uomo!”.
È la frase che viene attribuita a Pilato quando mostra alla folla assatanata un Uomo (per alcuni il Messia, per altri un impostore) flagellato, torturato, ridotto al livello più infimo dell’essere umano: uno straccio di sangue e carne con in testa una corona di spine, mascherato per burla da Re del Mondo.
Da più di quindici anni, in particolare con i miei spettacoli “Vergine madre”, “Big bang” e “Apocalisse”, sono concentrata ad interpretare i testi sacri in stretto dialogo con la poesia e la scienza, senza mai rinunciare alla specificità o alla forza delle rappresentazioni che ciascun linguaggio porta con sé, godendo della grande sapienza dell’Umano.
Alla fine di questo percorso però mi è rimasta una domanda: se dicessimo oggi “Ecco l’Uomo”, che cosa vedremmo? l’Homo oeconomicus? E poi tante altre: chi è l’Homo sapiens? Che significa, veramente, “Essere Uomini”?
Negli ultimi secoli l’Uomo ha costruito di sé l’immagine di un Re da cui dipende il destino del mondo e delle sue creature. Ma, forse, la nostra è una favola: la favola di un Re caduto dal trono.
“C’era una volta un Re”: così inizia ogni favola che si rispetti.
“C’era una volta un Re, diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”. C’è molta sapienza a incominciare un racconto con un umile pezzo di legno.
Che sia la fiaba di un pezzo di legno che vuole diventare a tutti i costi un Uomo, a spiegare finalmente il senso di questo nome?
furiosa
mente
di e con Lucilla Giagnoni
Collaborazione al testo Maria Rosa Pantè
Musiche Paolo Pizzimenti
Luci e video Massimo Violato
Assistente alla messinscena Daniela Falconi
Segreteria artistica Vittorio Pedrali, Elisa Zanino
Produzione: Centro Teatrale Bresciano
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire; c’è un tempo per distruggere e un tempo per costruire.
Ci sono tempi di Crisi. Ci sono momenti grigi della storia.
Il nostro è uno dei tempi più straordinari che all’umano siano dati di vivere: la mondializzazione!
Cadute le grandi logiche di riferimento noi non siamo affatto generazioni di “passaggio”, di quelle che traghettano da un grande momento storico ad un altro, ma stiamo vivendo uno degli eventi più straordinari che siano mai accaduti sulla Terra, uno dei grandi sogni dell’umanità, da sempre. Il sogno nel bene e nel male della Torre di Babele, dei costruttori delle Ziguratt e delle Piramidi, il sogno di Alessandro Magno e Napoleone, di Marco Polo e Cristoforo Colombo, di Leonardo, Galilei e Newton.
Il sogno di Ulisse: conoscere il mondo ed essere in contatto con tutto il mondo. Creare una grande rete di connessioni e di conoscenze!
Un’occasione epocale, unica, da cogliere: essere cittadini del mondo! Di un “dove” in cui le opportunità si moltiplicano ma così anche le difficoltà, che diventano sempre più complesse.
Ogni soluzione non è più lineare: è necessario avere strumenti adatti per poter leggere questa complessità. Lo strumento più potente ed efficace già esiste ed è la nostra Mente, che può permetterci di leggere e comprendere il mondo, può metterci in connessione con noi stessi prima di tutto, ma anche con gli Altri e con la Natura.
Questo momento straordinario richiede un’Umanità straordinaria, capace di un salto di qualità, capace di accrescere la propria coscienza, la propria consapevolezza. Che sia questo il tempo di un passaggio evolutivo? Di quelli che già si sono già visti nella storia, come quando, sviluppata la nostra corteccia cerebrale, liberate le mani, articolato il pollice opponibile, abbiamo acquisito il linguaggio? La nostra Mente può espandersi?
Intanto c’è il tempo della nostra vita, la vita che non dobbiamo mancare. C’è il tempo per capire, prendere coscienza e scegliere, anche se scegliere vuol dire combattere una battaglia
La battaglia è la condizione dinamica della nostra esistenza.
E il primo e vero campo di battaglia è sempre la nostra Mente: per muoverci con sapienza dobbiamo avere la vigilanza, la forza e la compassione dei “guerrieri”.
La nostra storia è piena di “guerrieri”: dall’Iliade, all’Orlando Furioso, da Giovanna D’Arco a Sant’Ignazio di Loyola, da Cervantes a Star wars, da Che Guevara a Kill bill.
Fino ad arrivare a tutti quei ragazzi che dalle città della nostra modernità occidentale corrono ad arruolarsi nelle file dell’Isis. E però anche a quegli uomini e soprattutto quelle donne che combattono per difendere la loro terra e il loro diritto a vivere.
Nel Baghavadgita, il libro più amato da Gandhi, prima della battaglia, il dio Krishna mostra al guerriero Arjuna come è regolato il Cosmo e la sua Mente.
Solo osservando quel campo di battaglia, che poi è l’eroe stesso, Arjuna comprende che cosa deve fare.
magnificat
di e con Lucilla Giagnoni
Collaborazione al testo Maria Rosa Pantè
Musiche Paolo Pizzimenti
Luci e video Massimo Violato
Assistente alla messinscena Daniela Falconi
Organizzazione Elisa Zanino
Produzione: Fondazione Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Bresciano
Terra è Humus, da cui Homo e non Donna che invece viene da Domina, Signora,
quasi a compensare con un titolo ciò che non è.
O non è ancora.
Come non è che Homo conosca e pratichi l'Humilitas, l'Umiltà, l'essere in armonia con la Terra.
L'Umiltà tra le prime parole di una preghiera / poesia antica: il "Magnificat".
"L'anima mia magnifica... il mio spirito esulta...l'umiltà della sua serva...le generazioni
mi chiameranno beata". Beata, Felice cioè Grande in greco.
Le Generazioni, cioè la Storia, il nostro agire, faranno Grande ciò che oggi è considerato Umile.
Magnificare è quel che col mio mestiere io posso fare.
Si, lo posso fare. Io posso incominciare a cambiare le parole.