narrazione
LABORATORIO " Imparare a raccontare"
Per dodici anni sono stata una secchiona.
Finchè non ero tramortita non alzavo gli occhi dai libri.
Capivo, imparavo e mi piacevano le storie che studiavo. Ma avevo paura, provavo la soggezione culturale di non sapere mai abbastanza.
Solo il consumo delle forze e la conseguente soddisfazione di ogni senso di colpa mi placavano.
Fino alla maturità classica.
Poi sono andata in viaggio premio ad un festival teatrale lontano, in un mitico furgone con i miei amici.
(a sedici, diciotto anni queste cose si facevano!). Ho visto il teatro!
E mi è venuta una smania di recuperare la vita perduta, di fare, come dicevo allora, cose “concrete”, di recuperare la “carne”.
Ho deciso che avrei fatto l’attrice.
Il teatro è un modo diverso di raccontare la Storia , prima di tutto perché fatto di storie.
Luogo di corpi e voce è cosa unica e irripetibile perché vive nell’ hic et nunc.
Insieme nello stesso spazio e qualcuno che ci racconta una storia.
Qualcuno che ci racconta la “nostra storia”.
Non si tratta più di impararare a definire o mandare a mente formule astratte, non si tratta nemmeno di scoprire che cosa siamo, ma chi siamo. Agguantare un’unicità.
Ed è così che si torna a vivere.
Imparare a raccontare e ad ascoltare storie, scoprendo di avere un corpo , una sola vita da vivere e di essere persone uniche al pari di ogni altra si entra in “una comunicazione delle unicità che è già al tempo stesso relazione”. (Adriana Cavarero, A più voci. Filosofia dell’espressione vocale, Feltrinelli Milano 2003)
dal testo al teatro
STAGE SUI LINGUAGGI TEATRALI
le tecniche della messinscena per laboratori teatrali nelle scuole
Dal Romanzo al Teatro. Ovvero: “Tra dire e fare c’è di mezzo il mare?”
PREMESSA
Dopo aver creato spettacoli come “AFFINITÀ”, tratto da “Le affinità elettive” di Goethe, "IL TEMPO TRA LE GUERRE", dal romanzo “Cent’anni di solitudine” di Garcia Marquez, "ISTINTO OCCIDENTALE", da “Tenera è la notte “ di F.S. Fitzgerald, "STABAT MATER" da “Eva Luna” di I. Allende , “TERRA D’ACQUA” dal romanzo di Marchesa Colombi “In risaia”, “CHIMERA” da “La chimera” di S.Vassalli, e il più intrigante e complesso “GENESI” tratto da “La passione secondo G.H”. di Clarice Lispector, posso dire che la maggior parte del mio lavoro e della mia ricerca teatrale si è concentrata sulla letteratura che diventa teatro
Naturalmente non si tratta solo di letteratura, mi piace ricordare che spettacoli che ebbero un grande consenso di pubblico e di critica furono anche “RISO AMARO” ispirato all’omonimo film di De Santis, "ADRIANO OLIVETTI", nato dalle biografie del grande industriale, "TOTEM" di A. Baricco in cui venivano interpretati capolavori della letteratura ritenuti insostitubili o indispensabili per la comprensione del mondo, come dire, “totemici”.
Nei miei laboratori incontro spesso artisti, insegnanti che mi propongono di lavorare su testi non teatrali.
Quante opportunità creative offre un testo che non è nato per il teatro?
CONTENUTI
La capacità di narrare non è in origine una tecnica della rappresentazione, ma una qualità che si esercita nei rapporti interpersonali (…)
Nel caso delle esperienze di “teatro e narrazione” il fenomeno culturale che ha trasformato l’esercizio della narrazione nel sociale in pratica espressiva e fenomeno culturale emergente, è dato dall’intreccio di due fattori di portata generale: il permanere delle ragioni da cui dipende la crisi del “dramma scritto” e la volontà di tornare a comunicare con lo spettatore stabilendo con lui una zona di valori condivisi che, sovrapposta al reale, serva ad orientarlo, a ricomporlo, a leggerlo (…) (Gerardo Guccini)
Credo che nell’esperienza laboratoriale e di animazione, il massimo di libertà creativa si possa avere lavorando a partire proprio da un testo che non sia nato per il teatro.
I vuoti, le difficoltà , le incongruenze ed infine le risoluzioni necessarie per adattare il testo ad un particolare gruppo di lavoro, e poi alla “scena”, diventano meravigliose opportunità di esprimere, come dice Guccini, proprio quella “volontà di tornare a comunicare ( sottolineo “comunicare”) con lo spettatore” (aggiungerei anche con i compagni di lavoro, siano essi ragazzi od insegnanti) “stabilendo con lui una zona di valori condivisi”.
OBIETTIVI
- Acquisizione di tecniche espressive relative al linguaggio teatrale.
- Acquisizione dei fondamenti metodologici per l’impostazione e la conduzione di laboratori teatrali,
in particolare a partire da un testo letterario
la parola che incanta
Obiettivi e finalità :
Conoscere gli elementi fondanti un buon racconto
Esplorare le potenzialità comunicative e didattiche della narrazione.
Imparare a valorizzare la propria esperienza traducendola in racconto che nasce dal vissuto personale.
Essere e sentirsi convincenti di fronte ad un pubblico
Acquisire metodologie pedagogiche da utilizzare in seguito.
Principali tematiche :
Le caratteristiche e le possibilità della comunicazione orale.
Imparare a raccontarsi.
L’immaginario di un buon comunicatore.
Relazionarsi nello spazio
Lo sguardo e la voce sono il nostro contatto con l’esterno.
Il ritmo è ciò che tiene sveglia l’attenzione dell’uditorio.
Il suono della parola è incanto e seduzione.
Amare attraverso le storie, riconciliarsi con la propria storia: i maestri.
Metodologia :
Ciascun punto di ogni singolo tema verrà affrontato attraverso “esercizi-giochi” che saranno collettivi e qualche volta individuali.
Di ogni esperienza fatta attraverso il gioco-esercizio viene compiuta un’analisi che restituisce il senso di quella esperienza e consegna i compiti per quella successiva.
I giochi alla fine si trasformano in racconto.
LA MAGIA DELLA PRESENZA
Imparare a raccontarsi
Gli elementi che incantano l’uditorio
Le caratteristiche della comunicazione orale
LA FORZA DELLO SPAZIO
Relazionarsi nello spazio
LO SGUARDO
Il potere dell’immaginario
L’unificazione mente -corpo
IL RITMO
L’incantamento del tempo
Il SUONO DELLA PAROLA
La seduzione della voce
Il GENIO PERDUTO
Amare attraverso le storie
la voce e il racconto
Laboratorio per insegnanti sulle tecniche dell’espressività teatrale
PREMESSA
Ogni comunicatore, in qualsiasi ambito assuma il suo ruolo, deve innanzi tutto comprendere e farsi comprendere, catturare l’attenzione e farsi catturare, e-ducare nell’accezione etimologica del termine di condurre e farsi condurre portando e facendosi portare in quella sfera intima in cui ognuno di noi custodisce elementi di pregnanza di senso, di qualità dell’esperienza.
La conoscenza del proprio modo di parlare, dell’uso che si fa della propria voce, del proprio linguaggio del corpo, la capacità di interagire e di osservare diventano allora gli strumenti indispensabili per il comunicatore-educatore.
Il linguaggio teatrale, per sua natura, consente di entrare in possesso di tali strumenti per mezzo di un apprendimento attivo fondato sull’esperienza.
CONTENUTI
Modulo 1 - LA SCRITTURA E LA NARRAZIONE
L'esperienza che passa di bocca in bocca è la fonte a cui hanno attinto tutti i narratori. E fra quelli che hanno messo per iscritto le loro storie, i più grandi sono proprio quelli la cui scrittura si distingue meno dalla voce degli infiniti narratori anonimi. Questi ultimi si dividono in due gruppi, che peraltro si compenetrano in molti sensi. E il personaggio del narratore acquista tutta la sua fisica concretezza solo per chi li tenga presenti entrambi. "Chi viaggia, ha molto da raccontare ", dice il detto popolare, e concepisce il narratore come quello che viene da lontano. Ma altrettanto volentieri si ascolta colui che, vivendo onestamente, è rimasto nella sua terra, e ne conosce le storie e le tradizioni.
Finalità: Raccontare è creare la storia, creare la propria storia, una riserva inesauribile di linguaggi, codici, sentimenti.
Raccontare per sapere e scoprire chi siamo, tessere la trama, il disegno forse la mappa dei sentimenti, dei ricordi.
Modulo 2 - LA VOCE
La voce “racconta” la nostra storia, è l’espressione sonora della vibrazione interiore dell’essere umano, segna il salto dell’uomo dalla natura alla cultura conferendo alla personalità umana lo splendore d’una spiritualità ricca e comunicativa.
Tutto il nostro corpo contiene un sistema di risuonatori. La complessità di questo sistema è sorprendente e spesso non viene sfruttato nelle sue enormi possibilità .
Finalità: Il laboratorio è un percorso per ricominciare a parlare “naturalmente” con il corpo, per imparare ad ascoltare ed ascoltarsi, per esprimersi con un linguaggio che superi il quotidiano e diventi “viva” comunicazione, voce, parola, canto che si fa poesia.